Sappiamo che internet ha provocato una vera e propria rivoluzione nelle nostre abitudini, nel nostro modo di comunicare e informarci, nel nostro modo di fare shopping...ebbene, non è tutto qui! In realtà ha fatto molto di più: ha modificato e continua a modificare il modo in cui il nostro cervello funziona, si sviluppa e interpreta le informazioni. E non stiamo parlando solo delle nuove generazioni cresciute a pane e informatica!
Infatti uno studio condotto dal Prof. Gary Small dell’Università della California (UCLA) e pubblicato nel libro iBrain: Surviving the Technological Alteration of the Modern Mind, ha comparato (attraverso un monitoraggio con fMRI) le aree celebrali che venivano attivate durante compiti di web searching e durante compiti di lettura di libri cartacei, in due gruppi di persone “mature” (dai 55 ai 76 anni) che si differenziavano tra loro solo per la familiarità con l’uso di internet (novelli internauti vs internet users). Durante la lettura di libri le aeree celebrali coinvolte erano simili nei due gruppi; mentre durante la ricerca su internet i dati differivano: chi aveva precedenti esperienze di navigazione attivava in modo più esteso i circuiti neurali connessi con i processi di decision making e con il pensiero complesso (un’attivazione più di due volte superiore : 21,782 voxels, contro solo 8,646 voxels per chi non naviga abitualmente). Queste differenze (dovute in parte alla normale attività di apprendimento) dimostrano che anche il cervello di persone non più giovanissime è in grado di modificarsi funzionalmente e di adattarsi con successo a nuove situazioni. Altro risvolto positivo, già più volte sottolineato: le attività che tengono impegnata la nostra mente e ci spingono all’acquisizione di nuove modalità di pensiero preservano la salute del cervello, ne migliorano la performance e le abilità cognitive.
Il Prof. Small precisa poi che se da un lato le nuove tecnologie accellerano il processo di apprendimento, promuovono la creatività, e ci fanno diventare più veloci nel prendere le decisioni, dall’altro presentano potenziali pericoli (soprattutto per ragazzi più giovani): l’isolamento sociale, l’internet addiction, i disturbi dell’attenzione e una maggiore superficialità nel trattamento delle informazioni e delle conoscenze.
La costante presenza dell’high-tech nella nostra vita è una spinta evolutiva: in futuro le persone meglio adattate saranno quelle che riusciranno a mixare buone competenza sociali con ottime capacità in ambito tecnologico.
Infatti uno studio condotto dal Prof. Gary Small dell’Università della California (UCLA) e pubblicato nel libro iBrain: Surviving the Technological Alteration of the Modern Mind, ha comparato (attraverso un monitoraggio con fMRI) le aree celebrali che venivano attivate durante compiti di web searching e durante compiti di lettura di libri cartacei, in due gruppi di persone “mature” (dai 55 ai 76 anni) che si differenziavano tra loro solo per la familiarità con l’uso di internet (novelli internauti vs internet users). Durante la lettura di libri le aeree celebrali coinvolte erano simili nei due gruppi; mentre durante la ricerca su internet i dati differivano: chi aveva precedenti esperienze di navigazione attivava in modo più esteso i circuiti neurali connessi con i processi di decision making e con il pensiero complesso (un’attivazione più di due volte superiore : 21,782 voxels, contro solo 8,646 voxels per chi non naviga abitualmente). Queste differenze (dovute in parte alla normale attività di apprendimento) dimostrano che anche il cervello di persone non più giovanissime è in grado di modificarsi funzionalmente e di adattarsi con successo a nuove situazioni. Altro risvolto positivo, già più volte sottolineato: le attività che tengono impegnata la nostra mente e ci spingono all’acquisizione di nuove modalità di pensiero preservano la salute del cervello, ne migliorano la performance e le abilità cognitive.
Il Prof. Small precisa poi che se da un lato le nuove tecnologie accellerano il processo di apprendimento, promuovono la creatività, e ci fanno diventare più veloci nel prendere le decisioni, dall’altro presentano potenziali pericoli (soprattutto per ragazzi più giovani): l’isolamento sociale, l’internet addiction, i disturbi dell’attenzione e una maggiore superficialità nel trattamento delle informazioni e delle conoscenze.
La costante presenza dell’high-tech nella nostra vita è una spinta evolutiva: in futuro le persone meglio adattate saranno quelle che riusciranno a mixare buone competenza sociali con ottime capacità in ambito tecnologico.
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